Vigeva l'anno 1978. Nelle sale americane echeggiavano le grida degli spettatori alla vista di
Halloween di John Carpenter e di Dawn of the dead di George A. Romero, mentre gli astronomi
osservavano per la prima volta Caronte, l'unico satellite di Plutone, e oltreoceano nei pressi del
Lago di Ginevra veniva ritrovato il cadavere di Charlie Chaplin, precedentemente trafugato.
Contemporaneamente, nel mezzo dei boschi di Marshall (Michigan) un gruppo di ragazzi guidati da
un diciannovenne, a loro insaputa, stava scrivendo un pezzo importante della storia del cinema. Per
il giovane non era la prima volta dietro ad una macchina da presa: aveva girato, spesso insieme al
suo fedele amico Bruce, svariati cortometraggi comici come Booby Bartenders, Shemp eats the
Moon e The Big Bogus Monkey Pignut Swindle, definiti dagli stessi membri della troupe molto
“goofy” (ridicoli). Desideroso di mettersi alla prova, però, decise di cimentarsi nel suo primo thriller
(It's Murder!), senza grande successo. Lo stesso regista in erba, infatti, avrebbe affermato
successivamente che l'unica parte dell'opera che aveva davvero funzionato bene era l'omicidio del
protagonista! Qualcosa stava cambiando in lui, come un prurito che non riusciva a estinguersi:
nuove e folli idee cominciavano a fermentargli nel cervello, provocandogli un grande senso
d'insoddisfazione senza possibilità di sfogo. Passò, dunque, al genere horror con il cortometraggio
seguente (Clockwork) e fu allora che, dinnanzi a quel mix di paura e follia, la metaforica molla
scattò... Quel giovane, ovviamente, era Sam Raimi.
Prima della meritata notorietà e delle grandi produzioni, prima degli uomini ragno e di The Evil
Dead, c'era solo uno sbarbatello che inseguiva un sogno. Prima del successo, c'era solo Within the
woods. L'idea, probabilmente, si formò in Raimi a seguito della curiosità verso il genere horror
scatenatagli da Clockwork, che provocò in lui il forte desiderio di procacciarsi ogni film dell'orrore
e fantascienza proiettati nei drive-in locali, con al seguito l'immancabile amico Bruce Campbell.
Ciò avrebbe provocato nel regista un'attrazione particolare per le pellicole con alte dosi di sangue
fino al punto da creare il motto “più gore è, meglio è!”, ogni qualvolta si doveva scegliere un film.
Campbell non sapeva che quei fiumi di sangue che Sam lo stava convincendo a vedere al cinema
erano solo il principio.
Within the woods fu scritto, diretto e prodotto da Raimi al fine di trovare finanziatori che lo
sostenessero per un progetto molto più ambizioso, ovvero la realizzazione del suo primo
lungometraggio: The Evil Dead. In questo corto a low-budget, realizzato con mezzi di fortuna e
spesso arrabattati, con effetti speciali che stavano su per miracolo e una troupe composta d'amici,
famigliari e vicini di casa, Raimi scommise tutto per trovare qualcuno che credesse così tanto nelle
sue capacità da permettergli di realizzare un vero film! La storia, inoltre, non era altro che il
prototipo del futuro primo capitolo della saga che gli avrebbe donato la sua fama, una commistione
efficace, a detta dello stesso Campbell, tra “scrittura creativa e storia antica”: due coppiette di
adolescenti si rifugiano in uno chalet in mezzo ai boschi per passare un romantico weekend, finendo
malauguratamente posseduti e uccisi da spiriti demoniaci risvegliatisi a causa di un cimitero indiano
profanato. Il Necromicon Ex Mortis non era ancora presente come fattore d'innesco del “Male”, se
non per poche e criptiche pagine dissotterrate, ma al suo posto appare un pugnale indiano maledetto
che ricomparirà, riveduto e corretto, in The Evil Dead 2. In realtà, molti effetti, scene e
“tormentoni” della saga sarebbero stati racchiusi in questo breve corto costato solo 1.600 dollari,
elemosinati tra amici e parenti da Bruce, Sam e Robert G. Tapert, produttore dal primo The Evil
Dead fino all'odierna serie tv Ash vs Evil Dead, formando così un sodalizio storico lavorativo
durato fin adesso.
Rimediata come location la casa di un amico, Raimi raccolse tutti i conoscenti disposti a
collaborare al progetto. Al contrario di come ci si sarebbe potuto aspettare, non fu Campbell a
interpretare il ruolo del protagonista, bensì Ellen Sandweiss, che in The Evil Dead sarebbe stata
Cheryl, la sorella di Ash. La decisione di puntare su una protagonista femminile probabilmente fu
influenzata dalla tendenza negli horror dell'epoca in cui le donne cominciavano a esserne al centro,
come ad esempio Jamie Lee Curtis in Halloween. Un altro viso conosciuto è quello di Scott
Spiegel, lo Scotty del primo capitolo e il co-sceneggiaore di The Evil Dead 2. A Bruce, invece, che
non aveva mai avuto grande famigliarità con gli horror, ma si sentiva più un attore da commedia, fu
affidata la parte del “mostro”, nonché primo deadite nella storia della saga.
Within the woods fu un lavoro mastodontico sotto molti punti di vista per Raimi e compagni, soprattutto per quanto riguardava gli effetti speciali e le tecniche di ripresa. Per girare fu utilizzata una Super8, che non garantì una grande qualità alla pellicola. Tuttavia, l'eccitatissimo Raimi non si fece scoraggiare dalla scarsità di mezzi disponibili, elaborando inquadrature anche piuttosto bizzarre, ma brillanti, ogni volta che si trovava dietro la telecamera. Fu durante questo cortometraggio, infatti, che inventò la sua famosa “Shaky POV Cam”, termine coniato da lui stesso, per rendere in maniera originale il punto di vista del “Male” attraverso la soggettiva dello spettatore (“POV”, infatti, sta per “point of view”, cioè punto di vista). Questa tecnica prevedeva che la macchina da presa fosse legata a un'asse di legno a sua volta retta da ambo i lati da due operatori, che correndo davano l'effetto traballante e sinuoso del movimento demoniaco, mentre altri al loro passaggio aprivano rapidamente le porte, donando l'impressione che lo facessero da sole. È presumibile pensare che fosse una tachicardia continua per chi osservava correre i due ragazzi con l'unica cinepresa che avevano a disposizione, pregando che non cadessero. Ad accompagnare questo movimento bizzarro era uno score sonoro estremamente inquietante, realizzato da Joseph Lo Duca, lo storico compositore di tutte le musiche della saga. Queste percussioni basse e rombanti che annunciavano la minaccia senza mai rivelarla incrementavano l'elemento del terrore, dimostrando come Raimi aveva già compreso pienamente il valore del suono e dei suoi giochi per toccare le corde più sensibili degli spettatori.
L'ostacolo più difficile da risolvere, però, nella realizzazione del prodotto fu riservato agli effetti speciali, affidati all'amico Tom Sullivan, il principale supervisore e realizzatore del make-up sul set, in quanto Raimi aveva descritto nel copione effetti che erano al di sopra del budget disponibile. Sullivan, quindi, si accontentò di fare del suo meglio con trucchi e maschere comprate nel più vicino negozio di costumi. Per ottemperare alle richieste della sceneggiatura, gli attori furono sottoposti a bizzarre tecniche di trucco, spesso inventate dalla creatività di Sullivan. Scott Spiegel, ad esempio, fu costretto per alcune scene a indossare sotto la camicia un'imbragatura stretta da cinghie e nastro adesivo, che gli causava un male lancinante al petto. Campbell, invece, dovette addirittura dormire più volte con trucco e lattice applicato sul volto. Infatti, la rimozione del make- up era piuttosto lunga e complicata e dato che, spesso era necessario girare di giorno o di notte le scene in cui compariva, fu ritenuto più semplice che Bruce restasse sporco e truccato anche mentre andava a letto. Quando il make-up gli fu rimosso, però, Campbell fu preoccupato dal fatto che per alcuni giorni successivi la permanenza prolungata del trucco gli avesse lasciato segni e deformato la forma del viso. Leggendo una sua intervista rilasciata a Uproxx, si può comprendere, quindi, ancora meglio il disagio dell'attore per quanto riguarda l'essere stato vessato dagli effetti speciali nel corso dei film:
Within the woods fu un lavoro mastodontico sotto molti punti di vista per Raimi e compagni, soprattutto per quanto riguardava gli effetti speciali e le tecniche di ripresa. Per girare fu utilizzata una Super8, che non garantì una grande qualità alla pellicola. Tuttavia, l'eccitatissimo Raimi non si fece scoraggiare dalla scarsità di mezzi disponibili, elaborando inquadrature anche piuttosto bizzarre, ma brillanti, ogni volta che si trovava dietro la telecamera. Fu durante questo cortometraggio, infatti, che inventò la sua famosa “Shaky POV Cam”, termine coniato da lui stesso, per rendere in maniera originale il punto di vista del “Male” attraverso la soggettiva dello spettatore (“POV”, infatti, sta per “point of view”, cioè punto di vista). Questa tecnica prevedeva che la macchina da presa fosse legata a un'asse di legno a sua volta retta da ambo i lati da due operatori, che correndo davano l'effetto traballante e sinuoso del movimento demoniaco, mentre altri al loro passaggio aprivano rapidamente le porte, donando l'impressione che lo facessero da sole. È presumibile pensare che fosse una tachicardia continua per chi osservava correre i due ragazzi con l'unica cinepresa che avevano a disposizione, pregando che non cadessero. Ad accompagnare questo movimento bizzarro era uno score sonoro estremamente inquietante, realizzato da Joseph Lo Duca, lo storico compositore di tutte le musiche della saga. Queste percussioni basse e rombanti che annunciavano la minaccia senza mai rivelarla incrementavano l'elemento del terrore, dimostrando come Raimi aveva già compreso pienamente il valore del suono e dei suoi giochi per toccare le corde più sensibili degli spettatori.
L'ostacolo più difficile da risolvere, però, nella realizzazione del prodotto fu riservato agli effetti speciali, affidati all'amico Tom Sullivan, il principale supervisore e realizzatore del make-up sul set, in quanto Raimi aveva descritto nel copione effetti che erano al di sopra del budget disponibile. Sullivan, quindi, si accontentò di fare del suo meglio con trucchi e maschere comprate nel più vicino negozio di costumi. Per ottemperare alle richieste della sceneggiatura, gli attori furono sottoposti a bizzarre tecniche di trucco, spesso inventate dalla creatività di Sullivan. Scott Spiegel, ad esempio, fu costretto per alcune scene a indossare sotto la camicia un'imbragatura stretta da cinghie e nastro adesivo, che gli causava un male lancinante al petto. Campbell, invece, dovette addirittura dormire più volte con trucco e lattice applicato sul volto. Infatti, la rimozione del make- up era piuttosto lunga e complicata e dato che, spesso era necessario girare di giorno o di notte le scene in cui compariva, fu ritenuto più semplice che Bruce restasse sporco e truccato anche mentre andava a letto. Quando il make-up gli fu rimosso, però, Campbell fu preoccupato dal fatto che per alcuni giorni successivi la permanenza prolungata del trucco gli avesse lasciato segni e deformato la forma del viso. Leggendo una sua intervista rilasciata a Uproxx, si può comprendere, quindi, ancora meglio il disagio dell'attore per quanto riguarda l'essere stato vessato dagli effetti speciali nel corso dei film:
(C.B. sta parlando dei primi capitoli della saga) “Non mi è mai piaciuto il sangue. Quindi, non è
che ora che sono vecchio e scorbutico non mi piace più. Non mi è mai piaciuto quando avevo 21
anni. Cosa c’è di bello nell’avere una lattina di cibo per cani lanciata in faccia? Cosa c’è di bello
in questo? Lo fai perché è l’effetto, ed è parte della storia. È anche parte del divertimento,
disgustoso, il fatto disgustoso è sempre una specie di divertimento. Ma mi piace? No, perché una
volta che il sangue finto ti colpisce, va ovunque. In modi molto sottili. Prendi un bicchiere e bevi un
sorso, e ora (il sangue) sarà in quel bicchiere. Tocchi un pezzo di carta e sarà in quel pezzo di
carta. Apri la porta e sarà nella maniglia di quella porta. Così, come una donna anziana, devo
mettere della plastica che copre tutto dentro la mia roulotte. Quando pranzo, metto un tovagliolo
per tenermi lontano dal cibo, non per tenere il cibo lontano da me. È tutta una piega diversa degli
eventi.”
[Intervista a Bruce Campbell tratta dal sito Uproxx.
Traduzione a cura di Marco Pischedda.]
La maggior parte degli altri effetti speciali furono soprattutto accorgimenti e tocchi di stile, come
l'oscuramento “artificiale” delle finestre con teli di plastica neri per dare l'effetto notte anche di
giorno (idea riciclata anche per The Evil Dead) o l'utilizzo di sangue finto creato con sciroppo di
mais a buon mercato. In questo cortometraggio furono impiegate creatività in abbondanza per
sopperire alla mancanza di fondi, ma proprio questo rese il cortometraggio, così come il suo
capitolo successivo o altri capolavori del genere horror, più realistico e proprio accattivante perché
erano l'inventiva, l'originalità e la voglia di realizzare qualcosa di buono e di valore che era stata
davvero messa in gioco.
Molto di ciò che c'era in Within the woods sarebbe stato riproposto nella trilogia, non solo per quanto riguarda la trama, ma le inquadrature, gli effetti e alcuni dettagli dei dialoghi, un po' per nostalgia e un po' per riciclare ciò che era buono e originale. La fuga fra i boschi di Ellen inseguita dal “Male”, la mano di Bruce che viene mozzata, il “Join us” pronunciato dai deadites, i morti fatti a pezzi con la scure, gli occhi bianchi dei posseduti, lo schermo nero prima della fine dell'eroe, lo spirito demoniaco che serpeggia fra gli alberi... tutto era già lì in attesa d'essere sviluppato. Inoltre, in Within the woods fanno già capolino i punti fermi della trilogia di The Evil Dead, che non comprende solo sangue e violenza, ma l'uso sapiente di una spiccata ironia in una perfetta alchimia tra horror e humour, marchio di fabbrica delle opere di Sam Raimi.
Terminato la realizzazione del cortometraggio fra alti e bassi, Raimi, Campbell e Tapert si prodigarono per trovare un modo per distribuirlo nelle sale almeno a livello locale nella speranza che qualche produttore lo vedesse e lo apprezzasse. Infatti, secondo i calcoli di Raimi per la realizzazione ottimale di The Evil Dead era necessario almeno racimolare 150.000 dollari da dei finanziatori, impresa alquanto ardua già in condizioni più favorevoli. Ricevuti innumerevoli dinieghi per via dei contenuti del prodotto ritenuti troppo forti e della sua scarsa qualità, Raimi pensò almeno di distribuire un suo trailer, ma anche questo si rivelò difficile da diffondere. Infine, dopo mesi di ricerche, un cinema di Detroit cui il regista si era rivolto accettò di proiettarlo prima della proiezione di mezzanotte di The Rocky Horror Picture Show, che avveniva una volta alla settimana. Within the woods fu accolto positivamente dal pubblico, ma completamente ignorato dai critici in quanto considerato un prodotto locale di bassa lega. Tuttavia, Michael McWilliams, critico cinematografico del The Detroit News che aveva partecipato alla prima del corto, ne fu davvero entusiasta, paragonandolo a The Amityville Horror e regalandogli una recensione davvero accorata.
Molto di ciò che c'era in Within the woods sarebbe stato riproposto nella trilogia, non solo per quanto riguarda la trama, ma le inquadrature, gli effetti e alcuni dettagli dei dialoghi, un po' per nostalgia e un po' per riciclare ciò che era buono e originale. La fuga fra i boschi di Ellen inseguita dal “Male”, la mano di Bruce che viene mozzata, il “Join us” pronunciato dai deadites, i morti fatti a pezzi con la scure, gli occhi bianchi dei posseduti, lo schermo nero prima della fine dell'eroe, lo spirito demoniaco che serpeggia fra gli alberi... tutto era già lì in attesa d'essere sviluppato. Inoltre, in Within the woods fanno già capolino i punti fermi della trilogia di The Evil Dead, che non comprende solo sangue e violenza, ma l'uso sapiente di una spiccata ironia in una perfetta alchimia tra horror e humour, marchio di fabbrica delle opere di Sam Raimi.
Terminato la realizzazione del cortometraggio fra alti e bassi, Raimi, Campbell e Tapert si prodigarono per trovare un modo per distribuirlo nelle sale almeno a livello locale nella speranza che qualche produttore lo vedesse e lo apprezzasse. Infatti, secondo i calcoli di Raimi per la realizzazione ottimale di The Evil Dead era necessario almeno racimolare 150.000 dollari da dei finanziatori, impresa alquanto ardua già in condizioni più favorevoli. Ricevuti innumerevoli dinieghi per via dei contenuti del prodotto ritenuti troppo forti e della sua scarsa qualità, Raimi pensò almeno di distribuire un suo trailer, ma anche questo si rivelò difficile da diffondere. Infine, dopo mesi di ricerche, un cinema di Detroit cui il regista si era rivolto accettò di proiettarlo prima della proiezione di mezzanotte di The Rocky Horror Picture Show, che avveniva una volta alla settimana. Within the woods fu accolto positivamente dal pubblico, ma completamente ignorato dai critici in quanto considerato un prodotto locale di bassa lega. Tuttavia, Michael McWilliams, critico cinematografico del The Detroit News che aveva partecipato alla prima del corto, ne fu davvero entusiasta, paragonandolo a The Amityville Horror e regalandogli una recensione davvero accorata.
“È probabile che non sarà mai pubblicizzato accanto ai luccicanti film horror del nostro tempo
dai grandi budget, ma non si dimentica facilmente un piccolo film di produzione locale come
Within the woods.”
[Michael McWilliams sul The Detroit New, 1978]
Persino Bruce Campbell nella sua autobiografia non dimenticò di ringraziare McWilliams per
quelle sue parole che regalarono a dei ragazzini pieni di sogni (piuttosto demotivati) nuova
speranza.
Dalla prima del cortometraggio, Raimi e compagni passarono i successivi tre mesi a caccia d'investitori finché non riuscirono ad accumulare 90.000 dollari, ritenuti sufficienti per cominciare ad adoperarsi per The Evil Dead. Il film sarebbe uscito nelle sale nel 1981 e avrebbe trovato stuoli di fan entusiasti, tra cui Stephen King che sulla rivista “The Twilight Zone” lo definì “l’horror più brutalmente originale dell’anno”, in un periodo in cui al cinema c'erano La cosa di John Carpenter, Creepshow di George A. Romero (sceneggiato dallo stesso King) e Poltergeist di Tobe Hooper. La vorace curiosità che si diffuse intorno ad The Evil Dead portò la New Line Cinema a contribuire alla sua distribuzione e il produttore Irvin Shapiro a convincerlo a proiettarlo al Festival di Cannes del 1982. Niente male per un gruppetto di ragazzi che per un anno aveva girato con mezzi di fortuna nei
Dalla prima del cortometraggio, Raimi e compagni passarono i successivi tre mesi a caccia d'investitori finché non riuscirono ad accumulare 90.000 dollari, ritenuti sufficienti per cominciare ad adoperarsi per The Evil Dead. Il film sarebbe uscito nelle sale nel 1981 e avrebbe trovato stuoli di fan entusiasti, tra cui Stephen King che sulla rivista “The Twilight Zone” lo definì “l’horror più brutalmente originale dell’anno”, in un periodo in cui al cinema c'erano La cosa di John Carpenter, Creepshow di George A. Romero (sceneggiato dallo stesso King) e Poltergeist di Tobe Hooper. La vorace curiosità che si diffuse intorno ad The Evil Dead portò la New Line Cinema a contribuire alla sua distribuzione e il produttore Irvin Shapiro a convincerlo a proiettarlo al Festival di Cannes del 1982. Niente male per un gruppetto di ragazzi che per un anno aveva girato con mezzi di fortuna nei
boschi del Michigan.
Within the woods, sfortunatamente, non fu mai commercializzato ufficialmente, provocando un
coro di fan inascoltati che pregavano la sua diffusione. Tuttavia, lo stesso Raimi, già lanciato nella sua fama fondata sui “morti”, escluse a priori la possibilità che il cortometraggio fosse rilasciato in quanto troppo amatoriale. Campbell, invece, fu più schietto affermando che non era assolutamente intenzionato a “mostrare il suo culo brufoloso al mondo”! Quando ogni speranza sembrava perduta, una qualche anima pia lo diffuse su Youtube, dove è ancora possibile reperirlo in tutta la sua bassa qualità, gli effetti speciali costruiti come mezzi di fortuna e i suoi attori alle prime armi, mentre dietro le quinte, riuniti come una setta di nerd, un gruppo di talenti in erba pregava che andasse tutto bene. Se si resta in silenzio, li si può ancora udire. Finalmente, ci è stata data l'occasione di scorgere il momento in cui è nata la famiglia di The Evil Dead che dura ancora adesso e di cui facciamo parte anche tutti noi fan.
Within the woods, sfortunatamente, non fu mai commercializzato ufficialmente, provocando un
coro di fan inascoltati che pregavano la sua diffusione. Tuttavia, lo stesso Raimi, già lanciato nella sua fama fondata sui “morti”, escluse a priori la possibilità che il cortometraggio fosse rilasciato in quanto troppo amatoriale. Campbell, invece, fu più schietto affermando che non era assolutamente intenzionato a “mostrare il suo culo brufoloso al mondo”! Quando ogni speranza sembrava perduta, una qualche anima pia lo diffuse su Youtube, dove è ancora possibile reperirlo in tutta la sua bassa qualità, gli effetti speciali costruiti come mezzi di fortuna e i suoi attori alle prime armi, mentre dietro le quinte, riuniti come una setta di nerd, un gruppo di talenti in erba pregava che andasse tutto bene. Se si resta in silenzio, li si può ancora udire. Finalmente, ci è stata data l'occasione di scorgere il momento in cui è nata la famiglia di The Evil Dead che dura ancora adesso e di cui facciamo parte anche tutti noi fan.
Within the woods è la dimostrazione di come le buone idee unite al vero talento non potranno mai
essere sostituiti dai fiumi di soldi sprecati in banali colossal. Le buone storie hanno sempre futuro,
poiché mettono radici nel cuore degli uomini. Ci vuole solo del tempo.
Bibliografia
- Campbell, Bruce (2002). If Chins Could Kill: Confessions of a B Movie Actor. L.A. Weekly
Books.
-
Konow, David Konow (2008). Reel Terror: The Scary, Bloody, Gory, Hundred-Year History
of Classic Horror Films. St. Martin's Press.
-
Winston Dixon, Wheeler (2010). A History of Horror. Rutgers University Press.